Renato Dulbecco nasce a Catanzaro nel 1914. Genetista e biologo molecolare è considerato il protagonista per eccellenza dell’era del DNA, ovvero colui che ha rivoluzionato non solo la Medicina, ma la concezione stessa della posizione dell’uomo nell’universo. Per i suoi studi sui virus oncogeni e sul DNA gli è stato meritatamente assegnato il Premio Nobel per la Medicina nel 1975 e nel 1986 diede vita al programma mondiale per il sequenziamento del genoma umano, che porta tuttora il suo nome. Per tutti Dulbecco rappresenta l’uomo della scienza del terzo millennio perché il suo pensiero scienti!co è stato un vero esempio, un modo di essere, di vivere e, soprattutto, di guardare al futuro. Non a caso grazie alle sue ricerche pionieristiche sulla decodi!cazione del genoma umano, in pochi decenni la lotta ai tumori ha imparato a parlare un linguaggio completamente nuovo e tante gravi patologie hanno trovato delle risposte verso la cura. Dulbecco, universalmente riconosciuto per le sue innovazioni scienti!che, ha lasciato un segno indelebile per le nuove generazioni grazie al suo stile di vita inconfondibile in cui, nella sua umiltà e semplicità, traspariva una profondità di pensiero davvero speciale. Nonostante la sua esperienza statunitense, le sue radici rimasero indissolubilmente legate alla Calabria dove, nel 1982-83 accetta di insegnare come professore a contratto andando a trascorrere i weekends con la zia Amalia nella città di Tropea. Dulbecco si avvicina alla Scienza spinto dalla passione per la Fisica e arriva alla Medicina dopo avere “assaporato” anche Chimica e Matematica. A 16 anni si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino e segue i corsi dell’anatomista Giuseppe Levi insieme a Rita Levi Montalcini e Salvador Luria. Si laurea con lode nel 1934. Durante la seconda guerra mondiale è u"ciale medico sul fronte francese e poi su quello russo dove, nel 1942, rischia di morire. Rientrato in Italia, nel dopoguerra torna a Torino. Nel 1947 la grande decisione di trasferirsi negli Stati Uniti per raggiungere Luria, che lavorava lì già dal 1940. Un viaggio che cominciò con una sorpresa: “senza saperlo, ci ritrovammo sulla stessa nave”, raccontava mezzo secolo più tardi ancora divertito, ripensando all’incontro inatteso con Rita Levi Montalcini. “Facevamo lunghe passeggiate sul ponte parlando del futuro, delle cose che volevamo fare: lei alle sue idee sullo sviluppo embrionale e io alle cellule in vitro per fare un mucchio di cose in Fisiologia e Medicina”. Sono le strade che entrambi seguono negli USA e che portano Dulbecco nel California Institute of Technology (CalTech), dove cominciò ad occuparsi di tumori. Nel 1960 fa la scoperta che nel 1975 lo porterà al Nobel: osserva che i tumori sono indotti da una famiglia di virus che in seguito chiamerà “oncogeni”. Nel 1972 lascia gli USA per Londra, come vicedirettore dell’ Imperial Cancer Research Fund. Dopo il Nobel, condiviso con David Baltimore e Howard Temin, ritorna all’Istituto Salk per studiare i meccanismi genetici responsabili di alcuni tumori, in primo luogo quello del seno. Il suo rientro in Italia, nel 1987, coincide con l’avvio del Progetto internazionale Genoma Umano, del quale Dulbecco diventa coordinatore del ramo italiano. Un’ esperienza che si arena nel 1995 per mancanza di fondi e che lo riporta negli Stati Uniti, dove riprende lo studio che lo porterà a sviluppare concretamente i suoi studi contro il cancro, tant’ è che oggi viene ricordato come il padre della decodi!cazione del DNA. La tecnica adottata, attraverso gli anticorpi monoclonali prodotti in laboratorio, fu vincente. Le ricerche iniziali furono condotte sulla ghiandola mammaria dei ratti e rivelarono la correlazione tra insorgenza di un tumore ed alterazione dell’espressione genica. Conoscere tutti i geni dell’uomo era l’anello mancante di questa catena vitale, e l’unico modo per smuovere la titubante comunità scienti!ca fu quello di lanciare il progetto mediante una delle riviste scienti!che più autorevoli: Science. Nell’arco di pochi mesi, furono attuate numerose iniziative, la scintilla del nuovo “ordigno” della scienza era stata innescata. Renato Dulbecco rappresenta un novello Ulisse (“fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza”) e cioè un uomo volto sempre alla scoperta di mondi ignoti e a rompere il mare dell’ignoranza. La sua vita è stata una straordinaria avventura partendo da Torino nel 1947 per andare ad esplorare nuovi mondi della scienza nei più prestigiosi laboratori del mondo. Alcuni dei nostri migliori studenti di Catanzaro, seguendo il modello Renato Dulbecco lasciarono la Calabria e si recarono a lavorare all’estero, ottenendo riconoscimenti internazionali. Oggi Renato Dulbecco, se fosse ancora in vita, sarebbe stato molto felice di sapere che nella sua terra natale si sta realizzando un Istituto che porta il suo nome. Una piattaforma di eccellenza per lo studio e la produzione di anticorpi monoclonali e di protectine per il trattamento del cancro e di altre malattie ancora incurabili. Questo era stato sempre il suo sogno! Il Renato Dulbecco Institute sarà guidato dal famoso scienziato calabrese Roberto Crea che vive a San Francisco in California da oltre 40 anni e che Renato conosceva di nome per le sue ricerche